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- La strada non è una pista
Ridurre gli incidenti e le conseguenze lesive con l’utilizzo della tecnologia
L’argomento è oramai bollente per i media: la macchina automatica è vicina al suo debutto. Il 2020 non è poi così lontano. Gli accordi del colosso di Mountain View, Google, con Uber, FCA e Ford sono una chiara indicazione. Le case automobilistiche però dovranno tener conto anche del parere degli automobilisti, circa la fiducia nei confronti di un mezzo totalmente o parzialmente autonomo. Negli States infatti Brandon Schoettle e Michael Sivak hanno condotto una indagine dal titolo “Motorists’ Preferences for Different Levels of Vehicle Automation: 2016” su un campione di 618 automobilisti americani. L’esito ha messo in evidenza che soltanto il 16% del campione si fiderebbe di un automatismo completo. Il 39% guiderebbe un auto con autonomia parziale il 46% rimarrebbe fedele agli attuali e tradizionali mezzi di trasporto con volante e pedali. I più fiduciosi dei robot sono gli automobilisti di età compresa tra i 30 ei 44 anni. Sicuramente lo sono meno i guidatori over 60 e le donne in genere.
La guida autonoma non è l’unica tra le innovazioni che mirano alla riduzione di incidenti stradali. Sono in fatti al vaglio e in fase di sperimentazione anche dei sistemi per la salvaguardia dei pedoni, limitandone i danni in caso di investimento. Il nuovo brevetto di Google – sempre loro – prevede una sorta di carta moschicida in grado di “attaccare” e trattenere sul cofano di un auto un pedone investito. In questo modo non sarà scaraventato a distanza con ulteriori e successivi traumi ed eliminando il rischio di essere urtato/investito da altri sopraggiungenti veicoli. Ovviamente “la colla” verrebbe fuori dalla carrozzeria solo in caso di impatto. Anche in questo caso il 2020 sarà l’anno dell’uscita nel mercato americano. Con lo stesso obiettivo però, stanno lavorando anche altre case automobilistiche: per esempio a sistemi di airbags esterni che renderebbero meno violento l’impatto al pedone investito.